Corte dei conti, sezione giurisdizionale regionale per la Lombardia, 25 maggio, n. 97
Attività extraistituzionale in favore di altro comune ex art. 53, comma 7 del d.lgs. n. 165/2001 – Dipendente comunale – Mancata entrata in bilancio comunale – Danno erariale – Responsabilità amministrativa
Il dipendente comunale che svolge attività lavorativa extraistituzionale in favore di altro Comune è da ritenersi privo dell’autorizzazione dell’ente di appartenenza, quando abbia provveduto personalmente all’invio della richiesta di autorizzazione ed alla redazione dei relativi nulla osta, poiché in evidente conflitto di interessi, dunque con l’obbligo di astenersi e di segnalare ogni situazione di conflitto, anche potenziale.
Il procedimento autorizzatorio allo svolgimento di attività extraistituzionale non può ritenersi validamente avviato, quando il soggetto beneficiario dell’autorizzazione abbia trattato in una qualunque delle sue fasi, ancorché endoprocedimentali, la pratica di autorizzazione dell’incarico con la conseguenza che nella conclusione del procedimento nei rapporti fra le due pp.aa. non può trovare applicazione l’istituto del silenzio-assenso.
Il danno erariale derivante dallo svolgimento di attività lavorativa extraistituzionale senza autorizzazione deriva dal mancato riversamento del compenso all’ente di appartenenza in adempimento di un preciso obbligo di legge; conseguentemente dallo svolgimento dell’attività lavorativa non autorizzata non può derivare alcuna compensatio lucri cum damno, difettando il nesso eziologico reciproco tra depauperamento (della p.a.) e arricchimento (della stessa o altra p.a.), in quanto alla mancata entrata da omesso riversamento di un ente non è direttamente collegato un risparmio di spesa di un altro ente, bensì l’arricchimento del dipendente, cioè proprio il risultato che la norma mira ad evitare.