Corte di Cassazione

Beni culturali e usucapione

Cassazione civile, sez. II, 23 maggio 2023, n. 14105

Beni pubblici – Beni di rilevanza archeologica – Beni culturali – Usucapabilità

Il bene di proprietà di un Comune che sia riconosciuto di interesse storico, archeologico o artistico, anche se non iscritto nell’elenco di cui all’art. 4, comma 1, legge n. 1089 del 1939, è soggetto, ai sensi del combinato disposto degli artt. 822 e 824 c.c., al regime del demanio pubblico con la conseguenza che non può essere sottratto alla rispettiva destinazione, né può essere oggetto di usucapione.

Invero, i beni muniti di interesse storico, artistico o archeologico appartenenti allo Stato o ad altri enti pubblici devono considerarsi beni culturali tout court a prescindere dell’apposita iscrizione nell’elenco di cui all’art. 4, comma 1, legge n. 1089 del 1939. L’eventuale successiva apposizione del vincolo archeologico non fa emergere una nuova qualità del bene, bensì si limita ad accertare una qualità che il bene già possiede per le sue intrinseche caratteristiche.

Da ciò ne consegue che, ancor prima dell’apposizione dello specifico vincolo, non possono essere sottratti alla rispettiva destinazione, né possono essere oggetto di usucapione.

ICI

Cassazione Civile, Sezione V, ordinanza 12 maggio 2023, n. 13062

Tributi locali – ICI – Delibera di determinazione delle aree edificabili – Termine per deliberare – Dichiarazione di variazione – Omessa denuncia di variazione

Per gli enti locali, la deliberazione di approvazione delle tariffe e delle aliquote dei tributi locali deve essere adottata entro il termine perentorio fissato per l’approvazione della deliberazione del bilancio preventivo annuale, del quale costituisce un allegato obbligatorio. Non rileva per il rispetto del termine in questione la pubblicazione della delibera di approvazione delle tariffe e delle aliquote in data successiva all’approvazione del bilancio annuale preventivo.

Tutti gli avvisi di accertamento in rettifica e d’ufficio devono essere notificati al contribuente in un termine unico, previsto a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati. Nel verificare l’avvenuta decadenza, il termine iniziale decorre dall’anno successivo al periodo di riferimento.

La dichiarazione di variazione ai fini ICI deve essere presentata solo quando intervengano condizioni soggettive e oggettive che producano riduzioni d’imposta dovuta che non siano immediatamente acquisibili attraverso la consultazione della banca dati catastale. L’obbligo della denuncia di variazione ai fini ICI permane, pertanto, nei casi in cui non può essere utilizzato il modello informatico che consente la registrazione degli atti relativi a diritti sugli immobili, presso la Conservatoria dei registri immobiliari.

Copertura finanziaria e prestazioni di fatto

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 31 maggio 2023, n. 15364

Lavoro pubblico – Decisioni del datore di lavoro – Costo del personale – Copertura finanziaria – Inefficacia – Prestazioni di fatto

La necessarietà della copertura di spesa costituisce un principio inderogabile in tema di contratti stipulati dai comuni e vale anche rispetto agli impegni della pubblica amministrazione destinati ad incidere sui rapporti di lavoro nel pubblico impiego privatizzato e che comportano il maturare dei costi a suo carico.

La violazione del suddetto principio e, quindi, l’assunzione di decisioni datoriali (compreso l’avvio di progressioni economiche) che incidano sul costo del personale e comportino spese a carico della pubblica amministrazione, in assenza dell’impegno di spesa registrato e dell’attestazione della copertura finanziaria, sono prive di effetti e non consentono il sorgere di diritti delle parti.

Fanno eccezione i casi riconducibili alla fattispecie di cui all’art. 2126 c.c. in cui il datore di lavoro pubblico abbia richiesto e ricevuto lo svolgimento di fatto di prestazioni di lavoro subordinato in violazione di norme di legge o di contrattazione collettiva e, dunque, anche in violazione del principio della necessaria copertura di spesa.

Creditore apparente

Cassazione civile, sez. II, 10 maggio 2023, n. 12600

Pagamento al creditore apparente – Rappresentante del creditore apparente – Rappresentante di un ente locale – Valutazione sulla ragionevolezza dell’affidamento

Il principio dell’apparenza giuridica di cui all’art. 1189 c.c. richiede la presenza di uno stato di fatto difforme dalla situazione di diritto e un errore scusabile del terzo. Nell’ipotesi di pagamento al rappresentante del creditore apparente, il debitore è liberato se fornisce non solo la prova di avere confidato senza sua colpa nella situazione apparente ma anche che il suo erroneo convincimento sia stato determinato da un comportamento colposo del creditore.

Il principio dell’apparenza del diritto, di regola, non è invece invocabile nei casi in cui la legge prescrive speciali mezzi di pubblicità mediante i quali sia possibile controllare con l’ordinaria diligenza la consistenza effettiva dell’altrui potere, come accade nel caso dell’individuazione del rappresentante di un ente locale.  In particolare, il potere di ritiro di una fornitura di merce in favore di un ente territoriale non può essere conferito senza formalità per cui non può, di regola, operare il principio dell’apparenza giuridica.

Sequestro e forma scritta

Cassazione civile, sez. II, 3 maggio 2023, n. 11519

Validità del contratto concluso con l’ente locale – Forma scritta – Sequestro amministrativo di veicoli – Disciplina derogatoria – Redazione del verbale – Instaurazione di un rapporto obbligatorio

In materia di sequestro amministrativo non trova applicazione la normativa di carattere generale che subordina la validità del contratto concluso da un ente locale alla previsione dell’impegno di spesa e all’attestazione della copertura finanziaria. Invero, trova applicazione la disciplina speciale di cui al D.P.R. n. 571 del 1982, la quale attribuisce al pubblico ufficiale procedente il potere di affidare a terzi la custodia dei mezzi sequestrati da documentare mediante la redazione e sottoscrizione di un verbale.

Da tale affidamento deriva la nascita di un rapporto obbligatorio idoneo a produrre effetti giuridici vincolanti per l’amministrazione di appartenenza dello stesso pubblico ufficiale agente.F

Usi civici

Cassazione civile, Sezione II, 6 giugno 2023, n. 15805

Fondo assoggettato ad usi civici – Accertamento uso civico successivo all’immissione in possesso – Buona fede – Miglioramenti del fondo – Indennità ex art. 1150 c.c.

Al possessore di fondo assoggettato al vincolo di uso civico, accertato solo con sentenza successiva all’immissione in possesso, spetta il diritto all’indennità per i miglioramenti apportati al fondo ex art. 1150 c.c., con riferimento a tutte le opere migliorative realizzate fino al momento della notifica della domanda giudiziale, dovendosi ritenere, da questo momento, cessati gli effetti di uno stato di possesso esercitato in buona fede. Dopo la notifica della domanda giudiziale si intende iniziata una situazione di occupazione senza titolo e non già di possesso in mala fede, con conseguente inapplicabilità dell’art. 1150, comma 3, c.c..

Part time e trattamento economico

Cassazione civile, sezione lavoro, ordinanza 1 giugno 2023, n. 15540

Lavoro pubblico – Part-time – Voci del trattamento economico – Riproporzionamento – Indennità di vigilanza

La regola del riproporzionamento del trattamento economico del lavoratore dipendente a tempo parziale, prevista dall’art. 6, comma 9, del CCNL del Comparto Regioni e Autonomie locali del 14 settembre 2000, prevede che tutte le competenze fisse e periodiche, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, che compongono il trattamento economico del dipendente con rapporto di lavoro debbano essere riproporzionate in base al ridotto orario di lavoro nel part-time. Fanno eccezione a tale regola soltanto le competenze di cui ai commi 10 e 11, dell’art. 6 in questione, ossia i trattamenti accessori collegati al raggiungimento di obiettivi o alla realizzazione di progetti e gli altri istituti non collegati alla durata della prestazione lavorativa.

Trattandosi di un vincolo rigido e generale stabilito direttamente dal CCNL del Comparto Regioni e Autonomie locali, la regola del riproporzionamento riguarda tutte, indistintamente, le voci del trattamento economico del personale titolare di tale tipologia di rapporto e, quindi, anche le indennità di vigilanza di cui all’art. 37, comma 1, lett. b) del CCNL del 1995.

L’erogazione piena del compenso risulterebbe del tutto ingiustificata e irragionevole in considerazione della circostanza che il dipendente a tempo parziale rende una prestazione ridotta rispetto al lavoratore a tempo pieno e, conseguentemente, si riduce la quantità delle attività e delle connesse responsabilità che giustificano l’erogazione del compenso.

Elezioni e misure di prevenzione

Cassazione civile, sez. I, ordinanza 15 giugno 2023, n. 17165

Elezioni comunali – Incandidabilità – Misure di prevenzione sorveglianza speciale – Sentenza assolutoria – Effetti

In riferimento alla candidabilità di chi sia attinto dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza perché indiziato di appartenere a una delle associazioni di cui all’art. 4, comma 1, lett. a) e b), del d.lgs. n. 159 del 2001 occorre tener conto dell’avvenuta sentenza assolutoria con formula piena, intervenuta in data precedente alla candidatura.

L’art. 11, commi 1, lett. c), e 6 del d.lgs. n. 235 del 2012, prevede infatti, da un lato, la sospensione degli amministratori locali in presenza di un provvedimento non definitivo dell’autorità giudiziaria che irroghi la misura di prevenzione agli indiziati di appartenere ad una delle associazioni di cui all’art. 4, comma 1, lett. a-b, del d. lgs. n. 159 del 2011) e, dall’altro, la cessazione della stessa sospensione nel caso in cui “venga emessa sentenza, anche se non passata in giudicato, di non luogo a procedere, di proscioglimento o di assoluzione”. In altri termini, se una sentenza assolutoria non passata in giudicato è idonea a fare cessare la misura di prevenzione irrogata con provvedimento non definitivo, parimenti una sentenza assolutoria passata in giudicato è idonea a far cessare la misura di prevenzione (salva una rinnovata e attuale valutazione delle circostanze poste, anche molti anni prima, a fondamento di quella misura, valutazione non intervenuta nel caso in esame).

Tributi locali – ICI

Cassazione Civile, Sezione V, ordinanza 12 maggio 2023, n. 13062

Tributi locali – ICI – Delibera di determinazione delle aree edificabili – Termine per deliberare – Dichiarazione di variazione – Omessa denuncia di variazione

Per gli enti locali, la deliberazione di approvazione delle tariffe e delle aliquote dei tributi locali deve essere adottata entro il termine perentorio fissato per l’approvazione della deliberazione del bilancio preventivo annuale, del quale costituisce un allegato obbligatorio. Non rileva per il rispetto del termine in questione la pubblicazione della delibera di approvazione delle tariffe e delle aliquote in data successiva all’approvazione del bilancio annuale preventivo.

Tutti gli avvisi di accertamento in rettifica e d’ufficio devono essere notificati al contribuente in un termine unico, previsto a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati. Nel verificare l’avvenuta decadenza, il termine iniziale decorre dall’anno successivo al periodo di riferimento.

La dichiarazione di variazione ai fini ICI deve essere presentata solo quando intervengano condizioni soggettive e oggettive che producano riduzioni d’imposta dovuta che non siano immediatamente acquisibili attraverso la consultazione della banca dati catastale. L’obbligo della denuncia di variazione ai fini ICI permane, pertanto, nei casi in cui non può essere utilizzato il modello informatico che consente la registrazione degli atti relativi a diritti sugli immobili, presso la Conservatoria dei registri immobiliari.

Cittadinanza onoraria

Cassazione civile, Sezioni Unite, 1 giugno 2023, n. 15601

Cittadinanza onoraria – Deliberazione del Consiglio comunale – Azione popolare – Difetto assoluto di giurisdizione – Valenza meramente simbolica della concessione della cittadinanza – Esclusione dal novero degli atti politici

La concessione della cittadinanza onoraria deliberata dal Consiglio comunale costituisce un titolo onorifico, avente natura puramente simbolica e non incidente su situazioni giuridiche soggettive. Essa, invero, non è oggetto di normazione ne è sottoposta a predeterminati canoni di legalità ma costituisce espressione di una libera e autonoma determinazione dell’organo comunale. Di conseguenza, non è configurabile in capo a chi aspira al conferimento della cittadinanza onoraria l’esistenza di una situazione giuridica protetta dall’ordinamento, né è predicabile un interesse giuridico qualificato e differenziato in capo al cittadino della comunità territoriale. Da ciò ne consegue che il cittadino elettore non può far valere eventuali vizi di legittimità della deliberazione di conferimento della cittadinanza dinanzi all’autorità giudiziaria neppure con l’azione di cui all’art. 9 del testo unico sugli enti locali, riguardando essa azioni di tipo sostitutivo e non correttivo.